Durata: 4 ore
La visita inizia da Palazzo Reale centro di comando dei Savoia e prosegue nell'Armeria Reale, con la sua splendida collezione di armi e armature. Si arriva nella Cappella della Sindone, mirabile architettura barocca progettata da Guarino Guarini. Si prosegue nella Galleria Sabauda che conserva grandi capolavori, da van Eyck a Rubens e van Dyck, da Mantegna, a Paolo Veronese, a Orazio Gentileschi, a Guido Reni nonché due importanti collezioni: quella di pittura fiamminga e olandese del Principe Eugenio di Savoia-Soissons e quella del finanziere Riccardo Gualino. Il piano terreno è arricchito dalla sezione dedicata alla pittura del Rinascimento in Piemonte e dalla Galleria Archeologica. Sull’area archeologica del Teatro Romano si affaccia il Museo di Antichità che conserva reperti provenienti da scavi condotti sul territorio piemontese. Infine, i Giardini Reali, con un’estensione di sette ettari, rappresentano il cuore verde del complesso museale e sono liberamente accessibili.
Durata: 3 ore
Il mito nella decorazione e nelle collezioni del museo. La visita inizia da Palazzo Reale, centro di comando dei Savoia, e prosegue nell'Armeria Reale, nella Galleria Sabauda e nel Museo di Antichità alla ricerca delle rappresentazioni mitologiche nelle collezioni dei Musei Reali. Scarica la mappa con il percorso suggerito e goditi le meravigliose bellezze dei Musei Reali!
In questa sala dominano la scena quattro dipinti di Francesco Solimena, protagonista della transizione dal Barocco al Rococò.
Questa parure di fucili venne realizzata nel 1650 dagli artisti delle botteghe tedesche di Monaco, in occasione delle nozze celebrate tra Ferdinando Maria di Wittelsbach, figlio del duca di Baviera Massimiliano I, e Enrichetta Adelaide di Savoia, sorella del duca Carlo Emanuele II.
Al centro dell'Armeria Reale è esposta un'elegante armatura decorata con un motivo a soli in oro che ricoprono ogni elemento della guarnitura. Realizzata all’inizio del Seicento per il Principe Emanuele Filiberto di Savoia, ha subito nel corso del tempo alcune integrazioni, tra le quali ricordiamo l’intervento del 1876, durante il quale numerosi soli sono stati aggiunti sulla superficie. La guarnitura delle collezioni sabaude si inserisce tra le più raffinate opere realizzate nella bottega dell’armoraro Orazio Calino.
Urne cinerarie e vasi in bucchero da Chiusi, ceramiche dai corredi di Poggio Buco, la tomba familiare dei Matausni.
Ceramiche dipinte, vasellame da mensa e di uso quotidiano consentono di approfondire la cultura greca.
Questa stupefacente galleria espone le opere più preziose provenienti dalle collezioni di armi e armature antiche raccolte dai Savoia lungo i secoli. L'Armeria Reale fu aperta al pubblico nel 1832 per volontà di Carlo Alberto e conserva ancora oggi la scenograficità del suo primo allestimento.
Statue, teste e rilievi dal collezionismo sabaudo.
Reperti dai primi scavi a Cipro.
Costituisce la parte più antica dei Giardini: l'impianto primitivo risale al secondo Cinquecento e si deve al duca Emanuele Filiberto, che lo realizzò secondo i canoni del giardino all'italiana.
Le serre dei Giardini Reali, spesso citate come Orangerie o Citroniere, dominano i Giardini Bassi con la vasta struttura dotata di grandi finestre. Qui venivano ricoverate durante l'inverno le casse con le piante di agrumi.
I vasi in ghisa che decorano i perimetri dei parterre del Giardino Ducale sono copie ottocentesche di vasi più antichi, in origine fusi in bronzo.
La scultura raffigurante Ulisse è stata realizzata da Giuliano Vangi nel 2008 e appartine alla produzione più recente del noto sculture. L'opera si compone di due blocchi di granito, scolpiti in modo tale che a seconda del punto di osservazione il soggetto muta: Ulisse, Penelope, i flutti del mare e un possente agglomerato di volumi scolpiti.
Il circuito delle mura dei Musei Reali, conservato per circa un chilometro nei Giardini, costituisce l'unico tratto delle antiche fortificazioni torinesi risparmiato dalle demolizioni napoleoniche. Quando nell'anno 1800 si decreta la demolizione delle fortificazioni, il tratto di mura a ridosso dei Giardini Bassi viene risparmiato insieme ai relativi spalti sottostanti, delimitati da nuovi viali alberati, riservati all'ampliamento del Jardin Imperial.
Il Ginkgo biloba è una delle più antiche specie arboree viventi sulla Terra, dove è comparso oltre 250 milioni di anni fa. L'esemplare piantato nel Bastion Verde oltre 100 anni fa è alto 23 metri.
Sul punto in cui il profilo delle antiche mura si piega a formare il baluardo fortificato, sorge il Bastion Verde, un piccolo padiglione dal tetto spiovente alla francese, eretto alla fine del Cinquecento dall'architetto Ascanio Vitozzi e successivamente ampliato.
Al centro del Boschetto, l'artista Giulio Paolini ha realizzato nel 2017 l'istallazione Pietre preziose, a ricordo dell'incendio che venti anni prima aveva gravemente danneggiato la Cappella della Sindone, capolavoro seicentesco dell'architetto Guarino Guarini. La scultura si compone di alcuni frammenti della Cappella che non è stato possibile recuperare.
L'Albero delle lanterne cinesi, originario dell'estremo Oriente, produce una festosa fioritura, con piccoli fiori gialli che cadendo ricoprono il suolo del Bastion Verde come una pioggia dorata.
Realizzata intorno alla metà del Settecento dal Regio Studio di scultura diretto da Simone Martinez, nipote del celebre architetto Filippo Juvarra, la grande fontana accoglie nella vasca circolare un gruppo di statue in marmo raffiguranti alcuni tritoni e una nereide, creature marine dotate di un corpo umano terminante in code di pesce, che nella mitologia greca componevano il corteo del dio del mare Poseidone.
Il faggio pendulo fu inserito nel giardino nella seconda metà dell'Ottocento ed è considerato uno dei più vecchi e maestosi esemplari presenti in Piemonte.
Il giardino della Cavallerizza presenta un impianto pentagonale, costruito sui bastioni cinquecenteschi della città di Torino: la sua geometria rigorosa è scandita da viali rettilinei, circondanti da alberi e siepi, che convergono verso un'antica vasca, da cui si irraggiano le diverse sezioni dell'area.
In queste sale sono esposte opere che documentano alcuni momenti chiave nella storia della pittura italiana, dal Tardo gotico al Rinascimento.
Queste sale sono dedicate alla pittura del secondo ‘500: tra le correnti meglio rappresentate nelle collezioni della Galleria Sabauda, emerge senz'altro il Manierismo Veneto.
Una delle correnti presenti nelle collezioni di casa Savoia è quella della pittura caravaggesca. Alle opere già raccolte da Carlo Emanuele I, si sono aggiunte opere provenienti anche da grandi collezioni private.
Nelle collezioni della Galleria ha un ruolo importantissimo il genere del ritratto, dipinto e scolpito.
Importanti opere del classicismo seicentesco presenti soprattutto grazie all'arrivo in collezione di due importantissimi nuclei di opere: la raccolta del Cardinale Maurizio e la quadreria del Principe Eugenio.
La Galleria vanta alcuni capolavori di maestri della pittura fiamminga del Seicento: Pieter Paul Rubens e Antoon van Dyck
Un importante nucleo di opere di Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino, copre alcune stagioni della carriera di questo importantissimo pittore barocco.
Nelle vetrine del corridoio sono ospitate alcune opere preziose di piccolo e piccolissimo formato fiamminghe e olandesi.
La collezione del Principe Eugenio di Savoia-Soissons, giunta a Torino da Vienna a partire dal 1741, ha un punto di forza nei dipinti fiamminghi e olandesi, soprattutto dal tardo 500 alla fine del 600.
Le armature vennero donate a Vittorio Emanuele II dall'imperatore del Giappone Meiji nel 1869 e nel 1871, a pochi anni di distanza dalla firma del trattato di amicizia e commercio tra il Regno d'Italia e l'Impero giapponese.
In questa sala sono esposte le grandi tele commissionate intorno al 1725 da Vittorio Amedeo II al pittore veneto Sebastiano Ricci.
In queste sale si può seguire l'evoluzione degli stili e dei generi della pittura in Italia nel corso del XVIII secolo.
In queste sale è presente la raccolta di opere d'arte che Riccardo Gualino, industriale, finanziere, mecenate e collezionista piemontese, cedette allo Stato Italiano nel 1930.
Il grande salone, alto quasi 13 metri, che apre la visita al Palazzo Reale di Torino ospitò per secoli le Guardie Svizzere a protezione dell'edificio. Utilizzata spesso come sala delle feste, presenta una complessa decorazione: il fregio, dipinto nel 1649 dalla Bottega dei Fratelli Fea, rappresenta le Glorie Sassoni.
Al termine delle tre anticamere di rappresentanza, la Sala del Trono è il fulcro simbolico del piano nobile di Palazzo Reale. La sua organizzazione è frutto dell'intervento ottocentesco di Pelagio Palagi, nonostante vi si trovino arredi e decorazioni precedenti.
adibita originariamente a Camera da Letto della Duchessa, la sala è arredata con preziosi mobili in stile eclettico disegnati da Pelagio Palagi. Il nome attuale deriva dal Consiglio dei Ministri, che vi si riuniva a partire dal regno di Carlo Alberto nella prima metà dell'Ottocento.
La sala conserva intatto l'assetto settecentesco, progettato dal messinese Filippo Juvarra e portato a termine dal successore Benedetto Alfieri. Le pareti sono rivestite da una raffinata boiserie in stile rococò, che incornicia alcune lacche orientali acquistate sul mercato romano nel 1732.
Sul finire del Seicento l'architetto Emanuele Lanfranchi progettò l'impianto degli appartamenti nuziali di Vittorio Amedeo II e Anna d'Orléans. La galleria, che univa le camere da letto dei duchi, prende il nome dal pittore Daniel Saiter che decorò la volta. Il grande affresco celebra al centro L'apoteosi di Vittorio Amedeo II, accolto da Giove nell'Olimpo. La Galleria del Daniel venne utilizzata dalla corte per i ricevimenti e per i balli fino alla prima metà dell'Ottocento, quando Carlo Alberto modificò la funzione degli ambienti del Palazzo Reale.
La sala è il risultato dell'unione di due anticamere avvenuta durante i lavori diretti da Pelagio Palagi nella prima metà dell'Ottocento. La grande tavola apparecchiata è decorata al centro con dei candelieri di gusto neobarocco mentre le sedute provengono dal Palazzo Reale di Genova.
Sala dell’Alcova è quella che maggiormente conserva l’originaria decorazione seicentesca, commissionata a Carlo Morello in occasione delle nozze del duca Carlo Emanuele II con Francesca d’Orléans (1663), entrambi ricordati dai monogrammi in marmo sotto alle finestre. L’origine francese della duchessa è celebrata nella tela al centro del soffitto (Clodoveo riceve lo scudo con l’insegna del giglio di Jan Miel, 1662-1663) e nel fregio, eseguito da pittori vari, con ripetuti richiami al fiore del giglio. Il fastigio, sorretto da cariatidi gravide benauguranti per la coppia ducale, introduceva al talamo nuziale. Al centro della decorazione, in alto, Maria Clotilde di Borbone - Francia, moglie di Carlo Emanuele IV. Le sovrapporte con soggetti biblici, si devono al pittore veneto Sebastiano Ricci (1727-28). Nel Settecento l’ambiente fu trasformato in piccola Sala da Ballo per Carlo Emanuele III e successivamente anche utilizzato per ricevimenti di corte. Durante l’età di Carlo Alberto, la sala fu arricchita con la preziosa collezione di vasi orientali, esposti su étagère laccate. Alle pareti, il ritratto di Maria Teresa d’Asburgo-Lorena, moglie di Carlo Alberto, opera di Pietro Benvenuti e una copia dei Figli di Carlo I Stuart, la celebre tela di Anton van Dyck ora esposta nella Galleria Sabauda.
Al termine del percorso di visita, come una sorta di tempio neoclassico nel cuore dell'edificio barocco, la Sala da Ballo fu progettata negli anni quaranta dell'Ottocento da Pelagio Palagi per ospitare i ricevimenti della corte.
La scala venne realizzata in occasione del matrimonio del principe ereditario Carlo Emanuele (futuro Carlo Emanuele III) con Anna Cristina di Baviera Sulzbach (1722), per consentire un accesso aulico al sontuoso appartamento nuziale predisposto al secondo piano del Palazzo, sostituendo una preesistente scala lignea ormai inadeguata. Progettata e realizzata nel 1720 dall’architetto Filippo Juvarra, presenta un impianto architettonico “a tenaglia” che scarica il peso sulle pareti perimetrali, ed una rampa superiore centrale libera da sostegni e sorretta solo dagli archi trasversali dei pianerottoli. Un progetto di ardita immaginazione, che supera le difficoltà strutturali costituite dallo spazio estremamente ridotto e dal notevole dislivello tra il primo e il secondo piano, riuscendo a mantenere le aperture delle finestre verso il cortile. La raffinata decorazione plastica in stucco, con il suo delicato repertorio figurativo di corolle fiorite, conchiglie, volute e cartigli, enfatizza gli effetti di luce accentuando la monumentalità dell’ambiente, ulteriormente arricchito dall’armoniosa ringhiera in ferro battuto. L’attuale denominazione deriva dal curioso ovale collocato da Juvarra in corrispondenza dell’imposta della volta sospesa, dove un paio di forbici taglia le due trecce laterali incrociate a simulare una lingua biforcuta. Un’ironica allusione, si dice, al genio juvarriano che “taglia” le malelingue dei cortigiani che avevano ritenuto il progetto irrealizzabile.
Statuette e suppellettili in bronzo.
Vasellame e armamenti che documentano le trasformazioni e gli arrivi di popoli sul territorio nel Medioevo e in Età moderna.
Reperti e epigrafi che documentano l'età romana in Piemonte.
Dalle selci scheggiate ai bronzi etruschi, testimonianze di popolamento e culture in Piemonte tra Paleolitico e età del Ferro.